Charlie Kirk :l’eroe Americano
Con grande dolore e smarrimento abbiamo appreso , che Il 10 settembre 2025, durante un evento pubblico nello Utah, è stato ucciso Charlie Kirk, giovane fondatore di Turning Point USA e volto noto del mondo conservatore americano. Un colpo di arma da fuoco lo ha strappato alla vita in pochi istanti, sotto gli occhi di centinaia di persone. Mentre parlava da un palco, Kirk è stato raggiunto da un proiettile al collo, in quello che alcune fonti indicano come un possibile attentato politico. L’evento ha suscitato reazioni immediate sul piano politico e mediatico. Il Vaticano ha condannato la violenza e chiesto rispetto reciproco anche tra chi ha idee diverse. Negli Stati Uniti, la morte di Kirk è diventata simbolica di un’escalation della violenza politica, del rancore sociale e di come il linguaggio e le divisioni ideologiche possono degenerare in tragedia.
Il 12 settembre 2025, Donald Trump ha dichiarato in un’intervista che con “un alto grado di certezza” un sospetto è stato individuato l’assassino ed è in custodia. Secondo quanto riferito, qualcuno vicino al sospetto avrebbe riconosciuto la persona e lo avrebbe consegnato alle autorità. Il presidente Trump ha descritto l’evento come un “assassinio spregevole” e ha promesso che, dopo la cattura, ci saranno conseguenze severe.
Non sappiamo ancora tutti i dettagli. Ma ciò che resta davanti a noi è una tragedia che porta alla luce una realtà che molti cristiani sentono ogni giorno: vivere e testimoniare la fede può significare essere esposti all’odio, alla violenza, alla persecuzione.
A volte pensiamo che le persecuzioni appartengano solo ai primi secoli del cristianesimo o a terre lontane. Eppure i dati ci dicono che oltre 300 milioni di cristiani nel mondo oggi subiscono forme di discriminazione, intimidazione o violenza per la loro fede.
- In Nigeria, comunità intere vengono massacrate da gruppi armati solo perché radunate a pregare.
- In India, suore cattoliche vengono arrestate con accuse infondate di “conversioni forzate”.
- In Siria e Congo, chiese sono diventate obiettivi di attentati sanguinosi.
Eppure, in mezzo a questa oscurità, i cristiani continuano a radunarsi, a cantare inni, ad alzare le mani verso il cielo. Come i primi discepoli, perseguitati ma non schiacciati, afflitti ma non disperati.
La persecuzione non è sempre fatta di sangue e violenza. A volte è sottile, culturale, “soft”:
- chi viene escluso o deriso per la sua fede;
- chi perde opportunità lavorative perché rifiuta compromessi etici;
- chi viene accusato di “intolleranza” solo per aver professato verità scomode sul matrimonio, sulla vita, sulla dignità umana.
Anche questo è un fardello che molti cristiani portano sulle spalle nel nostro tempo. Non ci toglie la vita, ma mette alla prova la nostra fedeltà e il nostro coraggio.
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate” (Mt 5,11-12).
Parole difficili da accogliere, soprattutto quando il dolore è reale. Ma il Vangelo ci mostra che la sofferenza, quando vissuta con fede, può diventare testimonianza luminosa.
Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, dicevano i Padri della Chiesa. Ogni lacrima, ogni ferita, ogni sacrificio nascosto diventa preghiera, forza, consolazione per altri.
Cosa siamo chiamati a fare?
- Pregare per chi soffre oggi a causa della sua fede, in ogni angolo del mondo.
- Informarci e non rimanere indifferenti: il silenzio diventa complicità.
- Testimoniare con coraggio, anche nelle piccole cose quotidiane, senza vergognarci di Cristo.
- Sostenere concretamente le comunità perseguitate con aiuti, solidarietà, iniziative di carità.
L’apostolo Paolo scrive: “Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi” (2 Cor 4,8-9).
È questo il cuore della speranza cristiana: anche nelle tenebre più fitte, non siamo soli. Cristo è con noi. E il suo amore è più forte di ogni odio, di ogni proiettile, di ogni persecuzione.
San Paolo scrive ai Corinzi:
“Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi” (2 Cor 4,8-9).
Parole che sembrano un paradosso: perseguitati ma non uccisi questo sembra il paradosso della speranza cristiana. Perché, se guardiamo alla storia, quasi tutti gli apostoli di Cristo sono stati effettivamente uccisi. Pietro crocifisso a Roma, Paolo decapitato, Giacomo trafitto di spada, Bartolomeo scuoiato vivo, Tommaso trafitto dalle lance in India… Tutti, tranne Giovanni, il discepolo amato, che morì in tarda età nell’isola di Patmos.
Eppure Paolo non mente. Perché?
Gli apostoli furono uccisi nella carne, ma non nello spirito. Le loro voci non furono spente, il loro annuncio non venne ridotto al silenzio. Anzi: dal loro sangue nacque la Chiesa.
- Pietro muore crocifisso, ma la sua confessione “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” continua a essere proclamata nei secoli.
- Paolo muore decapitato, ma le sue lettere corrono ancora oggi per il mondo più veloci di ogni spada.
- Giacomo viene ucciso, ma il suo martirio diventa seme di fede in Spagna e oltre.
Sono stati uccisi, sì, ma non uccisi nel senso pieno: la vita che Cristo aveva donato loro non è stata spezzata.
Giovanni è l’unico apostolo che non subì il martirio. Morì vecchio, ma non immune alla persecuzione: fu esiliato a Patmos, imprigionato, minacciato. Tuttavia, proprio in quell’isola di solitudine scrisse l’Apocalisse, uno dei testi più luminosi e consolanti per la Chiesa perseguitata. Il fatto che Giovanni non sia morto di spada o croce non smentisce Paolo: mostra che non è il modo della morte che conta, ma la fedeltà alla missione. Che si muoia da martiri o si consumi la vita nell’attesa paziente, ciò che importa è rimanere in Cristo.
Il senso profondo è che chi appartiene a Cristo non può mai essere davvero ucciso.
- La morte fisica non ha alcun potere sui Cristiani .
- L’odio degli uomini può togliere la vita terrena, ma non può spegnere la Vita eterna.
- La persecuzione può distruggere i corpi, ma non può cancellare la speranza.
Gli apostoli sono stati uccisi quasi tutti, ma nessuno di loro è stato veramente sconfitto. La loro vittoria è Cristo risorto, che ha vinto la morte una volta per tutte.
Oggi milioni di cristiani soffrono per la loro fede. Alcuni sono uccisi in chiese, villaggi, campi di missione. Altri sono incarcerati, cacciati, ridotti al silenzio. Eppure, come gli apostoli, la loro fede rimane viva, la loro testimonianza continua a parlare, il loro sacrificio diventa seme di nuova vita.
Con la preghiera ci uniamo al dolore della famiglia colpita da questo enorme dolore e preghiamo per ogni nazione del mondo, perché questo demone assassino, dell’intolleranza, sia ridotto al silenzio dalla forza dell’amore di Cristo, e perché i cuori si aprano alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace.
Francesco Pastone